Il Mercante e il Cavaliere by Janilla Bruckmann

autore:Janilla Bruckmann
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: PurrosoBook, Narrativa Italiana, Narrativa Storica, Romanzo, Medioevo, Romanzo Storico
ISBN: 8800330037
editore: Salani Narrativa
pubblicato: 1993-12-31T23:00:00+00:00

Il viaggio fu lungo. Arrivarono a Roma dopo tre settimane dalla partenza. Spesso erano stati ritardati dal cattivo tempo e dalle tappe che dovevano fare per rendere omaggio ai signori delle terre che attraversavano. Nei loro castelli avrebbero trovato ospitalità e la visita avrebbe rafforzato i legami di alleanza.

Visitarono i signori di Poppi, di Anghiari, di Frassineto143.

Anche se lo ricevevano come pellegrino, i signori dei castelli sapevano che Morello era un loro pari e loro alleato, per cui gli riservavano il trattamento dovuto.

Furono ospitati in diverse abbazie. Calandro veniva ospitato nel monastero dai propri confratelli, mentre per Morello e i suoi servi veniva aperta la sala dei poveri, per umiltà del pellegrino. Morello ripensava a quanto gli aveva detto e raccomandato Benamato e alle sue paure, prima dell’inizio del viaggio. L’ospitalità che riceveva nei monasteri era molto diversa da quella a cui era abituato. La sala era fredda e dormiva su giacigli di paglia o canne, spesso parecchio sporchi e pieni di pulci e pidocchi.

I pellegrini e i poveri avevano diritto, perché così prescriveva la Regola, a un tetto sotto cui ripararsi, a buona acqua fresca e a un pezzo di pane o una focaccia. I monaci riconoscevano, in quell’uomo che si presentava al loro portone, un signore; cerano segni che lo dimostravano, dall’aspetto alle mani che non recavano traccia di lavoro, ma non avrebbero mai chiesto chi fosse e dove andasse. Si vedeva che era in pellegrinaggio e anche se venivano a conoscere il suo nome, non gli avrebbero riservato speciali accoglienze, se non dietro specifica richiesta. Morello aveva promesso a se stesso che non avrebbe mai fatto valere il suo rango, fosse solo per vincere la sfida all’umiltà che gli aveva lanciato Benamato.

«E anche questo sarebbe peccato di orgoglio» pensava fra sé ricordando il fratello.

Tutti i giorni si confessava e ascoltava la Messa, quando era possibile. Si confessava con tutti i monaci che incontrava, perché preferiva non farlo con Calandro. Quanta era la simpatia che lo legava a Benamato, tanta era la distanza che sentiva fra sé e Calandro. Seguiva i suoi consigli, durante il viaggio e riconosceva che era bravo e sapeva quello che era utile fare, ma la scintilla che era scoccata con il fratello più piccolo non c’era stata fra di loro.

Nei monasteri erano ricevuti con simpatia. Un monaco lavava loro i piedi, in ricordo di quello che aveva fatto Gesù agli apostoli e in segno di umiltà.

Più difficile era trovare la possibilità di un buon bagno nelle locande, anche se là c’era la possibilità di mangiare meglio. Si potevano avere uova, formaggio, pane e anche carne e vino, in certi posti: per quanto cercasse di vivere fino in fondo la vita del pellegrino, non sempre Morello ne era capace.

Prima di dormire i viandanti parlavano fra di loro e si scambiavano informazioni e notizie: le condizioni della strada che gli uni avevano fatto e che gli altri avrebbero affrontato il giorno successivo; dove si trovavano ponti, dove era possibile traghettare o passare a guado, dove era possibile trovar cibo per le bestie e tutti gli altri aggiornamenti utili al viaggio.

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